Parteciperemo come relatori al Convegno “Nel Limite come opportunità. Servizi alla persona e pedagogisti in formazione”, organizzato dall’Università Cattolica il giorno lunedì 02 novembre 2020.
Ore 12.15
Smart working, risorse tecnologiche ecc.: quale relazione educativa?
Alberto Bellomo – Marketing Manager MB Digital Innovation SAGL
Gabriele Barreca – Responsabile Area psico-educativa EduDigital
Parteciperemo come relatori al Convegno “Nel Limite come opportunità. Servizi alla persona e pedagogisti in formazione”, organizzato dall’Università Cattolica il giorno lunedì 02 novembre 2020.
Ore 12.15
Smart working, risorse tecnologiche ecc.: quale relazione educativa?
Alberto Bellomo – Marketing Manager MB Digital Innovation SAGL
Gabriele Barreca – Responsabile Area psico-educativa EduDigital
Tutto il mondo per lui è la sua cameretta, la sua finestra è il computer, il solo strumento attraverso cui comunica con l’esterno. Lui è Marco Brocca, un ragazzone di 25 anni, che ha scelto l’auto-isolamento da quando è maggiorenne, come ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera. Come lui, altre 100mila persone in Italia: si chiamano hikikomori – termine giapponese che significa “stare in disparte” – e hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale.
Difficoltà e isolamento – Problemi familiari, una patologia antiestetica e la cattiveria dei bulli. Un cocktail micidiale per un adolescente come Marco, tanto da fargli scegliere di non uscire più dalla sua camera dal 2013. Da quando era ragazzino Marco soffre di dermatite cronica, una malattia che lo porta a grattarsi in continuazione, fino anche a sanguinare. Suo padre, un “no-vax”, è convinto che la causa siano stati i vaccini obbligatori somministrati da bambino. In classe i compagni emarginavano Marco, lo definivano “lebbroso” o “zombie” per le irritazioni della pelle. Anche per questo lui si è ritirato in terza superiore.
Disturbo insidioso – Il disagio – racconta Marco – è subdolo, si insinua a poco a poco nella testa: “A poco a poco diventi un vegetale che cammina e ti autodifendi chiudendoti a riccio”. La famiglia ha un ruolo decisivo: col suo aiuto e l’accettazione del problema si può evitare che il malessere diventi cronico.
Piccoli passi avanti – In questi anni ha studiato l’inglese, lo spagnolo e il russo da autodidatta e guadagna qualcosa fornendo consulenze online per alcuni videogiochi. Ma non si sente nè realizzato nè felice: l’ultima volta che lo è stato, dice: “Avevo 4 anni. Mia nonna Agnese mi portò in una fattoria e mi fece accarezzare le paperelle e gli asini”. Anche se negli ultimi anni la situazione è migliorata: da un isolamento totale ha cominciato a seguire un percorso terapeutico e a vedere alcuni amici una volta al mese. Merito soprattutto di Marco Crepaldi, fondatore e presidente di Hikikomori Italia – un’associazione che offre sostegno ai ragazzi che soffrono di questo disturbo – che è riuscita dove hanno fallito scuola e famiglia: non farlo sentire solo.
Fonte: Tgcom24
La rivoluzione del digitale nelle pratiche formative / educative ci pone di fronte ad una doppia responsabilità: da un lato quella di mantenere un ruolo di guida nei confronti delle nuove generazioni, sempre più tecnologiche ed esigenti; dall’altro quello di rimettere al centro la persona e la relazione tra persone e tra generazioni diverse.
L’isolamento sociale obbligato, causato dalla pandemia di COVID-19 e dall’imposizione governativa del lockdown, hanno rappresentato un’esperienza assolutamente nuova per la grandissima maggioranza della popolazione, causando un incremento di disagio, non solo materiale, ma anche emotivo. Alla riduzione dei contatti personali e al sentimento di isolamento ha corrisposto in molti casi l’attivazione di condotte compensatorie, rivolte al mantenimento delle relazioni con gli altri in tutti i modi alternativi al contatto diretto. Da ciò è derivato l’enorme incremento delle comunicazioni telefoniche, delle videochiamate, dei contatti on line, la creazione di gruppi in WhatsApp, la presenza nei social media, etc. L’uso di queste tecnologie ha svolto sicuramente una funzione utile in questo periodo nell’alleggerire il disagio emotivo associato all’isolamento, ma il loro uso eccessivo potrebbe anche aver comportato il rischio dello sviluppo di condotte di dipendenza in soggetti predisposti.
È il rischio del cosiddetto “Uso Sbagliato e Problematico di Internet e della Tecnologia” che, in soggetti in qualche modo predisposti, può sfociare in quadri di reale dipendenza comportamentale, anche secondo modalità specifiche, quali ad esempio, quelle di shopping compulsivo, gambling, gaming, vamping, sexting etc. EduDigital interviene in questo contesto, rivolgendosi a genitori, educatori, insegnanti, studenti, bambini, ragazzi e anziani, proponendo percorsi di educazione digitale volti a creare spirito critico e consapevolezza etica nei partecipanti. Le nuove tecnologie diventano così lo strumento con il quale si deve dare forma al cambiamento, consapevoli che la frenesia del digitale, va governata e non subìta.
dott. Alberto Bellomo – Marketing Manager
MB Digital Innovation
La realtà virtuale (VR) è composta da fattori esperienziali e tecnologici in grado di portare ad un cambiamento radicale all’interno dell’esperienza che il soggetto fa di sé.
Si inizia a parlare di VR tra gli anni ’30 e gli anni ’40 del 1900, quando lo scrittore Stanley G. Weinbaum pubblica il racconto breve The Pygmalion’s Spectacles, in cui fa riferimento a visori per la realtà virtuale basati su registrazioni olografiche di esperienze in grado di stimolare il senso della vista e dell’udito ed anche il senso del tatto e dell’olfatto.
dott. Alberto Bellomo – Marketing Manager
MB Digital Innovation
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